E ancor ti guardo

Miseria.
Scorre nel rosso di un vino che non disseta.
L'anima si fa piccola,
la piccola discente del mio futuro
che ha perso le ali avvilendo il coraggio.
E ancor ti guardo
come l’oceano guarda le palme di un’isola
che non potrà mai bagnare,
che non potrà mai raggiungere,
nonostante esse siano così vicine.
Nonostante esse siano così belle.
Solo un tornado può farli incontrare!
Fa freddo su quest’isola.
Vacilla il mio passo
tra pietre che segnano il mio destino
lacerando la speranza,
pietre che eludo fingendomi un altro,
sotto un cappuccio che mi nasconde ai tuoi occhi.
E ancor ti guardo
mio sogno ancestrale,
spezzato da un fiore nato incolore
e già appassito
che ha reso questa triste vita
Miserabile.
FABRIZIO CELLI, ROMA 27 FEBBRAIO 2019