Ugo Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis
Lettera di apertura, a Lorenzo Alderani
Il sacrificio della patria nostra è consumato: tutto è perduto; e la
vita, seppure ne verrà concessa non ci resterà che per piangere le
nostre sciagure e la nostra infamia. Il mio nome è nella lista di
proscrizione, lo so: ma vuoi tu ch'io per salvarmi da chi m'opprime
mi commetta a chi mi ha tradito? Consola mia madre: vinto dalle sue
lagrime le ho obbedito, e ho lasciato Venezia per evitare le prime
persecuzioni, e le più feroci. Or dovrò io abbandonare anche questa
mia solitudine antica, dove, senza perdere dagli occhi il mio
sciagurato paese, posso ancora sperare qualche giorno di pace? Tu mi
fai raccapricciare, Lorenzo: quanti sono dunque gli sventurati? E
noi, pur troppo, noi stessi Italiani ci laviamo le mani nel sangue
degl'Italiani. Per me segua che può. Poiché ho disperato e della mia
patria e di me, aspetto tranquillamente la prigione e la morte. Il
mio cadavere almeno non cadrà fra braccia straniere; il mio nome
sarà sommessamente compianto da pochi uomini buoni, compagni delle
nostre miserie; e le mie ossa poseranno su la terra de' miei padri.