ITALIA, PATRIA MIA

Per i Tuoi 150 anni...
Italia, Patria mia,
terra fertile, culla di cultura,
dove hai deposto le tue armi?
C’è stato un tempo in cui il sole splendeva
e tutto mescolava,
generava le idee, il coraggio.
C’è stato un tempo in cui la luna suonava,
cullava i tuoi figli,
stanchi ma degni del suolo che calpestavano,
ammirati e, spesso, invidiati.
C’è stato un tempo in cui Cesare superava la gloria dei migliori,
Marco Aurelio celebrava l’indole romana,
Dante inventava la Poesia
e Leonardo scopriva il mondo.
C’è stato il Rinascimento, il valore morale.
 
Italia, Patria mia,
terra di iniqui e di assassini,
dov’è ora il tuo retaggio spirituale?
E che fine ha fatto il civis romanus?
Sei governata dall’ingiustizia,
da mezz’uomini mendaci
che ti umiliano senza colpo ferire
e gettano letame sul tuo cuore.
Questi sono forse gli italiani?
Ladri, vigliacchi, profittatori,
cattivi oratori e politici accidentali,
giornalisti sedicenti e pervertiti sessuali,
che si sono scordati di te e della tua storia.
Odo solo parole di rancore
e inganni che scrivono la realtà.
 
Italia, Patria mia,
culla di artisti e di poeti,
discarica di criminali e violenti.
Fiumi di droga scorrono nelle tue strade
e si respirano nell’aria
andando a coprire il profumo di un’età quasi dimenticata,
l’età della creatività e del rispetto,
con generazioni di indifferenza degenerativa.
Giovani senza valori,
repressi e annoiati,
che si distruggono lentamente e ti denigrano.
E se la moralità va ormai morendo,
come dimostra chi ti governa e chi ti consuma,
secoli di dominazioni hanno affievolito,
fino all’annullamento,
tutto lo spirito romano di cui eri impregnata,
tutta la genialità dei tuoi figli,
tutto l’amore per le tue donne.
 
Italia, Patria mia,
volgi i tuoi occhi a Mazzini e Garibaldi,
ricorda che dopo la caduta
c’è stato un Risorgimento,
ricorda che ogni volta sei risorta dalle tenebre.
La storia non è una strada a senso unico,
ma una landa complessa,
un eterno ritorno di vita e morte,
luce e oscurità.
 
Ti esorto quindi, oh Italia,
risorgi dalle tue ceneri come l’araba fenice,
come le aquile di marmo che inneggiano ad antichi splendori.
Riscopri il tuo spirito ancestrale e il tuo intelletto.
E se i tuoi figli sono ormai assopiti,
persi nella frenesia di una vita spesso arida,
incapaci di essere italiani,
ipocriti e meschini,
brucia i tuoi resti, travolgi chi ti disonora
e risorgi dal tuo glorioso passato.
 
E, intanto, fuori Roma ancora piange...
FABRIZIO CELLI, ROMA 17/03/2011